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Tre forlivesi alla scoperta della Dakar: con Schiumarini e Salvatore anche il rallysta Succi

I tre romagnoli per la prima volta al via della maratona peruviana (in programma dal 6 al 17 gennaio) a bordo di una Ford Raptor della struttura toscana R Team. Le riflessioni dell’ex campione Erms Rally Cup (nella foto di Massimo Carpeggiani in esclusiva per Rallysmo.it, il pilota, al centro, tra Paolo Ragazzini, leader del Racing Team Le Fonti, e Giancarla Guzzi).

Dagli Appennini alle Ande: sta iniziando proprio mentre sforniamo questo testo la missione Dakar dell’equipaggio forlivese composto dai piloti Andrea Schiumarini ed Andrea Succi e dal navigatore Massimo Salvatore. Per tutti e tre si tratta dell’esordio nella mitica gara che proprio quarant’anni fa, in questi giorni, muoveva i primi passi e che, dieci anni fa, ha traslocato in Sud America.

Ma se Schiumarini (classe ’81) e Salvatore (del 1962), da anni buoni protagonisti delle competizioni offroad, arrivano a questa sorta di esame di laurea con un solido bagaglio di esperienza alle spalle, per Andrea Succi - pure lui nato nel 1962 - non si può dire altrettanto: come noto, infatti, il portacolori del Racing Team Le Fonti è un rallysta ‘puro’ che solo in questo 2018 si è avvicinato a questa specialità, proprio per preparare al meglio lo sbarco sul pianeta Dakar. “Per me è tutto un’incognita – chiarisce subito il più… maturo dei due Andrea dall’aeroporto di Bologna, a pochi minuti dalla partenza per Lima -. La Dakar è una realtà da scoprire per l’intero equipaggio, ma Andrea e Massimo, in effetti, hanno un’idea di cosa potremmo affrontare, mentre io ho pochissimi riferimenti sui quali fare affidamento”.

Dai rally alla Dakar: com’è nata quest’avventura?
“L’idea è di Andrea: ci conosciamo da sempre ma, avendo intrapreso percorsi agonistici diversi, ci eravamo un po’ persi di vista. A gennaio, però, mi ha ricontattato per illustrarmi il suo progetto e chiedermi se la cosa mi potesse interessare. A distanza di quasi un anno, siamo arrivati al dunque…”.

Nel corso del 2018, come ti sei preparato per l’esordio alla Dakar?
“Mi sono mosso per gradi. La prima esperienza è stata un challenge locale a Castrocaro, poi abbiamo disputato una gara internazionale Turchia e la Baja Terre del Sole, in Sicilia, a settembre; infine, abbiamo svolto una due giorni in Tunisia, per affinare la guida nel deserto. Un passaggio, quest’ultimo, molto importante, visto che la Dakar 2019, che si svolgerà interamente in Perù, si snoderà per il 70% sulla sabbia e nel deserto”.

Ecco, la guida e l’approccio tattico, laggiù, non avranno praticamente punti in comune con quello che sei abituato a fare nei rally.
“Certo, è tutta un’altra cosa. Guidare sulla sabbia non è facile, ci vuole un’esperienza che io, al momento, non ho; so che dovrò farmela sul campo, in gara, e spero che quello che ho imparato in questi mesi sia sufficiente per farmi evitare errori importanti. Riuscire a non piantarsi è fondamentale: sarà questo il primo obiettivo che mi porrò, quando sarò al volante. Poi, cercherò di mantenere un passo costante, senza pensare alla velocità: stavolta, l’imperativo è non perdere troppo tempo, piuttosto che segnare il miglior tempo possibile…”.

Anche la macchina è una ‘bestia’ con la quale hai ben poca confidenza.
“La Ford Raptor che utilizzeremo, ovviamente, è una vettura adatta a questo tipo di competizioni. Non è agile, è la tipica macchina da spazi larghi, con un motore (a benzina) da 6,2 litri capace di erogare circa 380 cavalli. Mi dà grande sicurezza, anche perché l’esemplare con il quale correremo ha già disputato una Dakar, arrivando alla bandiera a scacchi”.

Di solito corri con una navigatore al fianco; stavolta, l’abitacolo lo dividerai con altri due compagni.
“L’idea era, infatti, quella di avere due piloti ed un navigatore. Così, Andrea ed io ci alterneremo al volante, mentre Massimo Salvatore, che vanta anche una notevole esperienza meccanica, ci asseconderà nella navigazione e, se necessario, anche come meccanico”.

Correrete per l'R Team: una certezza, nel mondo offroad.
“Il meglio che un equipaggio all’esordio alla Dakar possa avere alla spalle. Ho massima fiducia nella scelta della Raptor che proprio il team ha effettuato; con loro stiamo lavorando da ormai un anno, assiduamente, e tutto quello che sappiamo sulla Dakar lo sappiamo grazie ai loro racconti”.

Cosa ti aspetti da questa tua prima Dakar?
“Anzi tutto, un’avventura splendida ma molto dura. Quanto, lo scopriremo giorno dopo giorno… Mi auguro, comunque, di tornare con un’esperienza importante, di quelle che ti arricchiscono non solo a livello sportivo”.

L’obiettivo è raggiungere il traguardo?
“Assolutamente sì: sembrerà banale, ma per noi sarebbe un successo. Non abbiamo velleità di classifica: siamo tutti esordienti, io più dei miei compagni. Abbiamo tutto da imparare e siamo ben consapevoli che ogni minimo errore potrebbe costarci, se va bene, tanto tempo perso ed altrettanta fatica”.

Con quale stato d’animo state partendo alla volta di Lima?
“Al momento c’è un grande entusiasmo. E’ elettrizzante pensare che stiamo andando a correre una gara che abbiamo seguito sin dagli albori, che ci ha affascinati, rapiti, magari anche intimoriti, ma che abbiamo sempre sognato di disputare. Sino ad un anno fa, l’abbiamo sempre vista in televisione, ora ci saremo anche noi. Per ora, domina la gioia di questo sogno che, finalmente, si materializza”.

Chiusa la parentesi Dakar, resterai nell’offroad o tornerai ai rally?
“Sicuramente, riprenderò con i rally: a breve termine, stiamo pianificando la partecipazione alle ultime tre prove del Raceday. Al resto della stagione penseremo più avanti”.

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