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Flashback 2019: un anno in alfabeto

Riflettori sui protagonisti e sui momenti-clou dei dodici mesi ormai alle spalle: ecco cosa ci resterà di quest’anno…

Dodici mesi in ventiquattro lettere. Da questo 2019 ormai agli sgoccioli ci congediamo, ancora una volta, con un alfabeto-bignami nel quale abbiamo provato a condensare un po’ tutto quello è stato l’anno rallystico in chiave emiliano-romagnola. Voilà…

A come Addii. Apriamo con il capitolo più doloroso. Il 2019 ci ha strappato alcuni rallysti di ieri e di oggi: in ordine cronologico, abbiamo pianto Roberto Costi, Alessandro Bonacini, Massimo Visani, Marco Bonacini e Paolo Dalla Porta, solo per citare piloti e navigatori. Non li dimenticheremo…

B come BMW Rally Cup. Ci piace, questo trofeo plasmato da CFB2 Racetech intorno ad una manciata di 318iS: auto spettacolari, gustosissime da guidare e pure formative per chi è a digiuno di esperienza; un’ottima occasione per correre a costi contenuti, per chi è a corto di budget. Non a caso, il trofeo indetto dal sodalizio piacentino ha collezionato consensi tra piloti, addetti ai lavori ed appassionati. E l’anno prossimo la serie raddoppierà.

C come Contadino Volante. Al secolo, Gianluca Tosi. Il pilota di Carpineti – navigato dall’inseparabile Alessandro Del Barba - è stato il miglior emiliano nell’IRCup ed ha terminato la sua stagione ad una manciata di punti dal podio assoluto. Mica male, per questo equipaggio al primo anno su una trazione integrale.

D come Determinanti. Stanno nell’ombra, eppure sono essenziali almeno quanto i piloti: stiamo ovviamente riferendoci ai navigatori. Il loro, non dimentichiamolo mai, è uno dei ruoli più completi, complessi e affascinanti che possiate trovare nel mondo del motorsport. La nostra attività di media, talvolta, ci porta ingiustamente a trascurarli – se non altro per mere ragioni di spazio – ma la stima che nutriamo a chi i rally li vive sul sedile destro non ha confini.

E come Emigrante. Ivan Ferrarotti ha avuto il coraggio di rimettersi in gioco, accettando la sfida francese. Nel trofeo R3 organizzato oltr’Alpe da Renault, il reggiano ha confermato il suo valore in termini velocistici, ma ha pagato a caro prezzo alcuni errori, chiudendo la sua esperienza a centro gruppo. CI auguriamo di rivedere Ferrarotti in azione sulle strade transalpine anche nel 2020, certi che il nostro tricolore si farebbe notare…

F come Fuoco. Al Golfo dei Poeti, un equipaggio emiliano (quello composto da Andrea Saccheggiani e Manuel Tamagnini) se l’è vista davvero brutta: una innocua uscita di strada si è trasformata in pochi istanti in un rogo che ha mandato in fumo non solo la Clio del pilota, ma anche una bella fetta del bosco circostante (per la quale, ora, Saccheggiani deve rispondere di incendio boschivo doloso…). L’episodio ha fatto notizia, riportando in prima pagina la spinosa questione delle marmitte catalitiche: problema per il quale non si può e non si deve abbassare la guardia.

G come Gigante. Movisport è il simbolo di un movimento, quello rappresentato dalle scuderie della nostra regione, quanto mai florido. Il sodalizio reggiano ha svettato in ambito nazionale (con il sesto titolo tricolore) ed internazionale, confermando la sua posizione dominante. Dietro, c’è un solido plotone di realtà molto attive: ognuna con la propria identità e vocazione ma tutte, in un modo o nell’altro, belle espressioni del rallysmo emiliano-romagnolo.

H come Historic. Il mondo delle storiche, in chiave emiliano-romagnola, è piuttosto striminzito: le gare riservate a queste splendide vetture è rimasto relativamente ridotto – sempre considerando la situazione della nostra regione -, mentre a livello nazionale ci hanno pensato i piacentini Alessandro Bottazzi e Moreno Guidotti ed il piemontese trapiantato nel reggiano ‘Zippo’ Zivian a tenere alti i nostri colori.

K come King. Ovvero, re. L’Emilia-Romagna sarà forse priva di un campione in senso assoluto, ma può certamente vantare piloti che, nelle rispettive classi, vincono con la frequenza di un cannibale. Tra questi, citare Roberto Vescovi (e Giancarla Guzzi, ca va sans dire) è inevitabile: da ormai vent’anni, il parmense conclude la sua stagione con qualcosa d’importante in mano. Se non è un titolo, è una sequenza di successi di classe di quelle che non ammettono repliche. Anche quest’anno, il ruolino di marcia è stato da campione: titolo S1600 nel CIWRC e nell’Aci Sport Rally Cup. Chapeau.

I come Imprescindibili. Se siamo qui a ricordare un anno di rally, è perché abbiamo potuto assistere a queste gare. Cosa sempre meno scontata, in un paese nel quale per organizzare ci vuole quasi più fegato che correre. Agli organizzatori e quel fantastico esercito di appassionati e – in maggioranza – volontari che ci permettono di correre o assistere alle gare, dedichiamo un ringraziamento più che mai sentito.

J come Junior. L’unico emiliano che ha disputato il CIR Junior è Andrea Mazzocchi. Ormai habitué del tricolore riservato alle promesse, il piacentino ha mostrato buoni spunti, ma per arrivare al salto di qualità manca ancora qualcosa.

L come Lodevoli. Ci sono diversi emiliani che hanno detto la loro in diversi ambiti. Nell’IRCup, per esempio, meritano di essere ricordati Alessandro Zorra e Fabrizio Carbognani, terzi della R2B e del Trofeo 208 Rally Cup Pro – qui inizialmente hanno brillato anche Nicoli-Romei e Gubertini-Ialungo -; il sempiterno Marco Belli (con Andrea Albertini e Stefano Costi), di nuovo padrone della R4; Andrea Galeazzi (con Daniele Pellegrini), campione di R3/S1600 in un raggruppamento animato anche da Ildebrando Teneggi. Non dimentichiamo pure gli argenti di raggruppamento di Gardini-De Vincenzi (N2), Montanari-Costi (A7) ed Arati-Musolesi (N3), peccato per l’epilogo fuori dal podio di Alessandro e Luca Guglielmetti (sempre in N2). Pollice su per la stagione di Gabriele Ravazzini e Simone Sforacchi, campioni del girone regionale del Corri con Clio e quarti assoluti nella classifica di fine stagione; in questo trofeo, hanno brillato senza fortuna anche Dodaro-Zanni e Bernardi-Battelli. Benissimo pure Sandro Schenetti e Milko Pini (con Daniele Pellegrini), primattori della Michelin Zone Cup; il modenese ha completato una stagione sopra le aspettative anche con la Coppa R2 dell’AciSport Rally Cup e con l’analogo primato nella classifica del CRZ. Un applauso anche per i campioni di classe della stessa Coppa Rally di Zona emiliano-romagnola: Cagni-Palù (N3), Gherardi-Ragnacci (A6), Aldo Fontani (re di A7 con Alberto Pettorelli ed Alberto Spiga), Giovanni Giaquinto (R3T) e Davide Gianaroli (Under 25, titolo vinto con alle note Mirko Mazzini e Mirco Grisendi). Infine, ma certamente non ultimo, un pilota che quest’anno ha colto la vittoria più importante della carriera: stiamo ovviamente pensando a Stefano Ferrarini, tornato alle corse dopo un pesante intervento chirurgico salva-vita.

M come Melegari. Ci ha davvero fatto prendere una bella paura, suo malgrado, Zelindo Melegari al Barum: la sua rincorsa ad un posto al sole nella classe ERC2 dell’Europeo è finita, come ben ricordiamo, con una carambola costata qualche frattura alle costole al pilota reggiano ed bravo navigatore ligure Corrado Bonato (il quale è però tornato in abitacolo un paio di mesi dopo, conquistando subito un successo). Attendiamo Mister Movisport di nuovo al volante la prossima stagione, augurandogli ben altri epiloghi, ovviamente…

N come Numeri. Come stanno i rally nella nostra regione? Le cifre parlano di un rialzo: se consideriamo gli iscritti ai rally (moderni e storici; non consideriamo qui la regolarità o altri eventi abbinati eventualmente ai rally), il 2019 ha visto una crescita del 5% rispetto all’anno precedente ed un’impennata del 26% se il confronto è tra quest’anno ed il 2017. Appennino Reggiano (+37% in confronto al 2018, +53% sul 2017, grazie all’ingresso nell’IRCup) e Città di Modena (+31% comparato al 2018 e addirittura +74% rispetto a due anni fa) sono le manifestazioni che hanno avuto la maggior crescita, mentre il fanalino di coda è stato il Colline di Romagna, che ha fatto registrare un -15% sul 2018 ed un -43% a confronto con l’edizione 2017.

O come Orrendo. Quello che è accaduto a Giacomo Guglielmini al Tuscan Rewind non è tollerabile. Azione da criminali, quella di tagliare i condotti dei freni posteriori, sconcertante il fatto che sia stata attuata in un parco chiuso che, come tale, avrebbe dovuto essere custodito e controllato (a maggior ragione visto che si trattava dell’ultima gara del campionato). Al di là dell’episodio, Guglielmini merita comunque un applauso per questa sua prima esperienza nel CIR e nel principale trofeo di casa Peugeot.

P come Preziosi. Nessuno li vede, nessuno se li fila. Eppure, i meccanici hanno in mano le sorti – non solo sportive – dei rispettivi equipaggi. Basterebbe questo per battezzarli come preziosi. Ma se faceste un giretto in un parco assistenza, di belle storie legate ai meccanici ne raccogliereste a iosa: impossibile non inchinarsi di fronte alla passione ed alla dedizione con la quale mettono le mani sulle loro ‘creature’.

Q come Quinti. Andrea Carella ed Enrico Bracchi hanno completato la loro partecipazione al tricolore WRC con un quinto posto assoluto (e secondo tra le R5) nel complesso di buona fattura, in concreto progresso rispetto alla precedente partecipazione nello stesso campionato.

R come Rusce. Antonio Rusce è il nostro Pilota dell’Anno: un riconoscimento platonico, ma che riflette fedelmente la buonissima stagione confezionata dal serio e concreto gentleman driver reggiano nel CIR e nel CRZ.

S come Sportività. Ovvero, il volto più genuino ed autentico dei rally. Quello che vorremmo sempre raccontare. Come il bel gesto di Turrini-Aldini e Gherardi-Ragnacci al RAAB, fermatisi per aiutare i conterranei Gianaroli-Mazzini a mettere una pezza ad un problema alla coppa dell’olio; o l’intervento di Bonini-Guzzi e degli altri equipaggi, i quali non hanno esitato a fermarsi per soccorrere Tania Savi. Ma anche l’atto generoso di Massimo Bonora e Catia Cuoghi Costantini, che hanno donato un semiasse a Bolzani-Erriu al Modena, consentendo ai rivali di proseguire la propria gara. Citiamo solo questi tre episodi solo per ovvie ragioni di spazio, senza dimenticare gli altri momenti che hanno nobilitato le gare ed i protagonisti dei nostri rally.

T come Terraioli. Pochi ma buoni, i rallysti terraioli della nostra regione. A parte Dalmazzini, del quale parliamo più avanti, salutiamo con entusiasmo i progressi del romagnolo Andrea Bucci buon protagonista del Raceday e del CIRT con le Clio N3 ed R3 condivise con i sammarinesi Manuel Barbieri e Mirco Gabrielli, i successi di Davide Cagni e Stefano Palù nella Coppa Gruppo N 2RM del CIRT e di Fabio Battilani nel trofeo 208 Competition Raceday. Più accidentato il cammino dell’altro romagnolo Filippo Baldinini all’esordio nel CIRT, un po’ sottotono la presenza del mitico Bruno Bentivogli nel Raceday.

U come Under. Naturalmente, anche la nostra regione ha portato in gara diversi Under. Di Mazzocchi e Bucci abbiamo già detto, non ci resta che ricordare Grani – del quale trattiamo anche di seguito – e Giorgio Cogni: il piacentino, al primo anno sulla 208 R2B, ha mostrato buoni sprazzi. Lo attendiamo ad un 2020 di ulteriore crescita.

V come Valvole. Il caso delle valvole non-conformi-anzi-no che ha visto come incolpevole protagonista Lorenzo Grani al Marca costituisce, semplicemente, un perfetto (e desolante) spaccato dello stato dei rally italiani e di chi li comanda. Poco altro da aggiungere, se non che auguriamo al pilota modenese – senza dubbio uno dei migliori giovani emiliani in circolazione – un 2020 che lo proietti sotto le luci della ribalta esclusivamente per meriti sportivi. Come sempre, del resto.

W come Winners. Cioè, ovviamente, vincitori. Pochi i successi assoluti conquistati dai nostri portacolori. Il più prestigioso è quello di Simone Campedelli al Targa Florio, ma il romagnolo ha fatto suo anche il Città di Modena. Ottaviani-Graffieti hanno festeggiato il primo hurrà in carriera al Colline di Romagna, lo stesso hanno fatto Castagnoli-Minetti al Taro Nazionale; l’Appennino Reggiano Nazionale ha visto svettare Vellani-Amadori, il Monte Caio Tosi-Costi, mentre il Rally Day di Fettunta si è concluso con un oro al collo per Luciano D’Arcio. Due i sigilli ‘storici’: sono quelli di Brusori-Carrugi al RAAB Historic e di Gilli-Giorgio all’Historic Città di Modena.

Z come Zero tituli. Simone Campedelli ed Andrea Dalmazzini chiudono la nostra carrellata. Zero tituli in due, e ci poteva stare, ci mancherebbe, considerando i palcoscenici sui quali si sono esibiti e la concorrenza affrontata. Ma i due piloti-portabandiera del rallysmo emiliano-romagnolo, a dirla proprio tutta, quest'anno non ci hanno incantato. Campedelli non ci sembra aver fatto tesoro dell'esperienza del 2018 e, al netto di quanto accaduto al Tuscan Rewind, ci è parso la fotocopia del pilota visto dodici mesi fa: certamente veloce ma ancora privo della necessaria costanza di rendimento e pure troppo falloso per essere un autentico pretendente allo scudetto. Dalmazzini, ahinoi, è la delusione dell’anno: al ritorno nel tricolore terra vinto nel 2017, il pavullese purtroppo non ha proprio graffiato. Il 2020 deve essere l’anno del riscatto.

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