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Flashback 2018: un anno in alfabeto

Ripercorriamo insieme, dalla A alla Zeta, gli eventi-clou ed omaggiamo i protagonisti che hanno caratterizzato la stagione 2018.

I bilanci? Li lasciamo ai contabili. La fine dell’anno, per noi, è più che altro occasione per ripercorrere il film dell’ultima dozzina di mesi. Un lungometraggio fatto di momenti, persone ed eventi da ricordare, in un modo o nell’altro. Semaforo verde, allora, per questa sintesi in alfabeto del 2018 che stiamo per lasciarci alle spalle.

A come Appennino Reggiano. Gara in crescita vertiginosa: tre anni fa, di questi tempi, se ne parlava ancora al passato, ricordando i trascorsi di un rally uscito dal calendario ormai da tempo. Ora, a fine 2018, siamo di fronte ad una corsa entrata nell’IRC. Chapeau a chi (Grassano Rally Team) ha sempre creduto, con passione incrollabile, nel rilancio della manifestazione. Portando avanti, passo dopo passo, un progetto serio e concreto.  

B come Boom. E’ quello del Salsomaggiore: 132 iscritti come primo biglietto da visita, e scusate se è poco. L’anno prossimo l’evento termale lieviterà a prova della Coppa di Zona (ex Regionale) ed abbinerà anche storico e regolarità sport. Un’altra sfida tutta da gustare.

C come Ceccoli. La vittoria più prestigiosa raccolta dai piloti della nostra zona, quest’anno, è quella firmata da Daniele Ceccoli nel ‘suo’ San Marino. Un giorno che il terraiolo non dimenticherà. E nemmeno noi.

D come Declassati. L’Adriatico ed il San Marino sono stati messi alla porta del CIR: grazie, tanti saluti e accomodatevi al piano di sotto, nel CIRT. La cosa era nell’aria da tempo e, al netto delle lacune addebitabili agli organizzatori, la mossa sembra avere soprattutto connotazioni politiche. Non ci resta che augurarci che PRS Group e FAMS trovino il modo di ‘costringere’ i romani a riportare le loro gare nell’olimpo tricolore, sfornando manifestazioni di alto livello.

E come Elia. Ovvero, Bossalini. Il piacentino, con il valente Harshana Ratnayake alle note, ha movimentato il CIR Storiche: grande inizio di stagione con il doppio successo al Vallate Aretine ed al Targa Florio, poi errori (con lodevole mea culpa dopo l’uscita del San Remo) ed episodi sfortunati hanno rallentato il cammino della Porsche neroverde.

F come Flop. La delusione del 2018 non può che avere il volto di Simone Campedelli. Il bizzarro evolversi del CIR lo ha tenuto in corsa per il tricolore sino all’ultimo, ma mai come quest’anno il cesenate è apparso in affanno rispetto ai concorrenti diretti per lo scudetto; lo zero alla voce vittorie è il segnale più eloquente. Un passo indietro rispetto al 2017, compiuto a braccaetto da pilota, team e scuderia.

G come Gasperoni. Davide merita l’oscar quale rivelazione della stagione. Quasi del tutto a digiuno di terra, il portacolori della scuderia Malatesta – navigato da Daniel Casadei - ha prima vinto il proprio raggruppamento nel Racadey e poi la Coppa Produzione Due Ruote Motrici nel CIRT. Applausi!

H come Historic. La fame delle storiche prende piede anche dalle nostre parti, pur se moderatamente. Discreti - più incoraggianti che sostanziosi, ad essere onesti – i numeri degli iscritti alle gare (Rallylegend escluso, ovviamente); abbastanza vivace, però, la presenza degli equipaggi nostrani alle gare principali del panorama nazionale. 

K come King. Re, ovvero campioni. Ergo, questo è lo spazio dedicato a Lorenzo Grani (vincitore in R2 nel CIWRC), Bruno Bentivogli (campione di Produzione nel Raceday), Roberto Vellani (a lui il titolo regionale della nostra zona). Come dite? Manca qualcuno? Forse no: andate avanti…

I come Ivan. Ferrarotti è il nostro pilota dell’anno: vincitore del Trofeo R3 Top, azzoppato nella corsa al tricolore 2RM da un regolamento a dir poco cervellotico e, infine, a podio nella classifica del trofeo R3 transalpino al Var. La (solita) certezza.

J come Jader. Non l’avevamo dimenticato, citando i campioni della nostra zona. Vagnini è tra i principali animatori del rallysmo di casa nostra: eclettico, veloce sulla terra (padrone del 2RM Raceday 2017/18, infatti) ma anche sulle strade catramate (vedi alla voce San Marino Rally Show). Cosa potremmo chiedergli di più?

L come Lupo. Restiamo a San Marino e nel girone dei piedoni. Giuliano Calzolari, quest’anno, in Finlandia se l’è vista brutta. La corsa verso un nuovo approdo sul podio del Lahti è finita in un pronto soccorso. Un spavento grande così anche se, per fortuna, l'equipaggio ha potuto raccontare la sua disavventura.  Diciamo pure che è andata decisamente bene all'equipaggio della Scuderia San Marino. E a questo punto, non ci resta che attendere il ritorno del Lupo nel suo territorio naturale di caccia…

M come Modena. Il rally geminiano ha, finalmente, imboccato la strada maestra. Azzeccato il connubio con Maranello, restano da sistemare i dettagli (qualche chilometro di prove speciali in più, magari evitare riordini del tutto decentrati rispetto al percorso di gara). Da queste parti, la fame di rally è tanta: sta a Prosevent coltivarla adeguatamente…

N come Novità. Oltre al Salsomaggiore, il 2018 ha portato sulle scene agonistiche anche il Colli Piacentini. Una sorta di remake di quanto già visto, per mano di altro organizzatore, in passato. Il bottino, quanto ad iscritti, non ha niente a che vedere con quello del rally day termale corso due mesetti prima, ma era ampiamente prevedibile, considerando la storia recente del movimento piacentino. Per questa prima edizione, l’importante era rimettere le radici in un territorio che, negli ultimi anni, ha toccato il fondo. Ora, occorre continuare a seminare, con cura, passione e pazienza.  

O come Odissea. Quando ti trovi ad avere a che fare con l’universo federale, spesso hai la sensazione di precipitare in un’autentica odissea. Ricordate il tormentone-serbatoi (sfociato con le classi ‘Prod’)? E che dire di norme partorite con la lungimiranza di una talpa - tipo quella che ha innescato la soppressione dell’Erms Rally Cup -, od altre magari buone nell’intento ma poi rivelatesi fallimentari nella pratica (vedi alla voce CIR 2RM, oppure chiedere ad Ivan Ferrarotti per chiarimenti). Per non parlare delle classifiche del Regionale, mai diramante in queste ultime due stagioni: anche ‘Chi l’ha visto?’, a questo punto, rinuncerebbe ad investigare sulla  loro sorte…

P come Protagonisti. I rally non sono solo piloti e navigatori. Anzi. La parte sommersa dell’iceberg è fatta di organizzatori, direttori di gara, segretari, verificatori, commissari tecnici, commissari di percorso, team di decarcerazione, cronometristi, eccetera: non fanno notizia ma, senza di loro, semplicemente non si correrebbe ogni santo week-end. A quest’esercito di appassionati e (per lo più) volontari un plauso ed un ringraziamento di taglia… WRC. 

Q come Quarto. Una medaglia di legno che risplende come un oro: è il quarto posto conquistato da Marcello Razzini e Gianmaria Marcomini nell’IRC. Risultato di tutto rilievo, se pensiamo che il parmigiano di Collecchio Corse non aveva mai corso con una trazione integrale; e poi, giova sottolineare come il ‘Razzo’ abbia fatto volare la tanto bistrattata Peugeot 208: a qualcuno saranno fischiate le orecchie?

R come Riciclato. L’anno scorso, in questo periodo, c’interrogavamo su quali benefici avrebbe portato lo scudetto terraiolo ad Andrea Dalmazzini. Ora, lo sappiamo. Forzato un po’ dalla penuria di budget, un po’ dalle direttive federali, il talento di Pavullo è stato dirottato sull’asfalto. Per fare esperienza e crescere, hanno detto. Per carità, la manciata di gare disputate a qualcosa sarà sicuramente servita, ma uno come Dalmazzini meriterebbe ben altri palcoscenici e molte più occasioni per stare al volante e continuare a sviluppare il suo talento. Altrimenti, il rischio di disperdere uno dei migliori prodotti della nostra terra di questi ultimi quindi anni è davvero elevato.

S come Solido. Il rally del Taro è una certezza granitica. Magari non ti stupisce con effetti speciali, con il suo menù ‘copia-e-incolla’ riproposto anno dopo anno. Ma la gara è di quelle con le spalle larghe e quest’anno l’ha confermato una volta di più, lasciandosi peraltro alle spalle le ombre dell’edizione duemila diciassette.

Trofeisti. Della serie: Ferrarotti ed i suoi fratelli. Al di là dell’alfiere di Best Racing Team, i monomarca nazionali hanno messo in mostra Gianluigi Zilocchi, brillante vincitore del Corri con Clio ‘Open’, Andrea Mazzocchi (secondo nel trofeo 208 Top), Giacomo Guglielmini e Marco Leonardi (secondo e terzo nel 208 Rally) e Simone Rivia, quarto nel Rally Trophy di casa Suzuki, del quale è stato campione uscente. Ed il cui scettro è stato ereditato dallo scatenato Giorgio Cogni, del quale torniamo a parlare con il prossimo spunto.

U come Under. Cogni, Grani e Mazzocchi: un tris di giovani che rappresentano qualcosa in più di una semplice speranza. Se Grani e Mazzocchi (per lui anche le prime due vittorie assolute, al Rally Race ed al Castelli Piacentini) hanno ribadito le buone cose mostrate nelle ultime due stagioni, merita una plauso speciale il successo, perentorio, di Giorgio Cogni nel Suzuki Rally Trophy e nell’Italiano R1. Il ragazzo è certamente maturo per il salto nel CIR Junior.

V come Valentina. Di cognome fa Catone, viene da Gaggio Montano e… va fortissimo, visto che naviga quel satanasso di Michele Rovatti. Al fianco del toscano, la brava coequipier felsinea ha raccolto tre vittorie assolute ed una sfilza di prestazioni-monstre in giro per il centro e nord Italia. Diversi altri navigatori hanno dispensato gloria dalle nostre parti (solo per citarne alcuni, ricordiamo l’intramontabile Silvio Stefanelli, Massimo Bizzocchi, Giancarla Guzzi, Alessandro Del Barba, Enrico Bracchi e Gianmaria Marcomini); a tutti loro, indistintamente, la nostra stima e riconoscenza.  

W come Winners. Siamo nel girone dei vincitori, oh yes. Già, perché la nostra zona è terra di rallysti, certo, e diversi di loro hanno anche la buona abitudine di arrivare sotto la bandiera a scacchi davanti a tutti. Venti sono le vittorie assolute rastrellate dai piloti nostrani (considerando sia i rally moderni, sia quelli storici). I pluri vittoriosi sono Elia Bossalini, Andrea Carella, Andrea Mazzocchi, Jader Vagnini e Roberto Vellani, con due sigilli.

Y come Year. Ricorriamo, per l’ultima volta, all’inglese, per proiettarci all’anno ormai alle porte. La novità, a livello di zona, sarà la revisione del campionato federale di base, ora rinominato Coppa Rally di Zona; basterà a rilanciare un movimento stagnante? Difficile crederlo, sperando – ovviamente – di dover recitare un sonoro mea culpa fra dodici mesi. Per il resto, auspichiamo di ritrovare un buon numero di protagonisti provenienti dalle nostre terre nei principali campionati nazionali. E, magari, anche di salutare successi importanti. In poche parole: il minimo sindacale che saremmo pronti ad accettare è un deja-vu del 2018...

Z come Zorra. Citiamo il pilota sampolese (navigato dall’amico Fabrizio Carbognani), al quale dedichiamo spazio per due motivi: anzi tutto, per i risultati, visti il netto successo nella Coppa di classe R2 della Coppa Italia Zona 2. Poi, però, ci piace sottolineare le qualità che lo contraddistinguono: oltreché veloce e redditizio, il portacolori di Publirace ha anche l’abitudine – parecchio apprezzata - di non cercare scuse quando qualcuno gli sta davanti né di strombazzare allo sfinimento i propri successi sui social. Non un caso isolato, per fortuna, ma certamente un sano esempio da seguire...

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